Accendi la televisione, scorri pigramente i canali, e ti soffermi sulle facce di Berlusconi, Monti e Bersani. Una comparsata di Vendola, un fotogramma di Grillo e Ingroia, poi di nuovo Berlusconi – soprattutto – Monti – molto più visibile ora di quanto non lo fosse da presidente del Consiglio - e Bersani, che arranca sulle solite metafore. Viene da chiedersi: com’è che funziona allora la legge sulla par condicio?
Durante le campagne elettorali, la par condicio, espressione latina entrata di forza nel dibattito pubblico, assicura in maniera puramente quantitativa che a tutti i partiti venga dato lo stesso spazio sui canali televisivi e radiofonici; si parla infatti di “minutaggio”. Un principio di eguaglianza del quale beneficiano le formazioni più piccole, altrimenti sommerse dal “rumore” di quelle più grandi. A far rispettare la par condicio, che ricordiamo vale per tutte le campagne, quindi anche per referendum, europee, regionali e così via, sono L’AGCOM e la Commissione Parlamentare di vigilanza Rai.
Eppure, anche in questi giorni, si parla continuamente di par condicio violata, data la massiccia presenza dei tre leader principali, a scapito di tutti gli altri. Il perchè delle continue violazioni risiede nel sistema che dovrebbe impedirle, quello delle sanzioni. Innanzitutto le multe per chi sgarra sono di norma molto basse, tra i 1000 e i 20000 euro (per i partiti principali è più conveniente pagarle), e inoltre scattano a violazione già commessa. Soltanto per gli episodi di maggiore gravità viene deliberata la sospensione dai programmi del canale TV o radio per 30 giorni. La par condicio dunque riesce soltanto in parte a soddisfare lo scopo per cui è nata, dare spazio anche alle minoranze politiche che hanno meno risorse per farsi conoscere. Anche questa volta sappiamo già come andrà a finire la conta del “minutaggio”.