Ma chi è Luigi Bisignani? Questa domanda è balenata nella testa del 99% degli italiani, parenti di Bisignani esclusi ovviamente, quando nel 2011 le indagini sull’associazione segreta P4 portarono su tutti i giornali il suo nome, indicato come deus ex machina dietro i più importanti avvenimenti della nostra storia recente e legato in maniera a dir poco oscura a tutti i politici ai più alti livelli. E, forse non troppo casualmente, di Bisignani la stampa riuscì a trovare una sola foto, risalente agli anni ottanta, in cui il misterioso personaggio fissa l’obiettivo con lo sguardo incorniciato da occhiali di craxiana memoria. Di lui si sapeva soltanto che era un ex giornalista e uomo d’affari.
I pm che hanno cercato di capire che cosa fosse e come agisse nel concreto la P4, associazione chiamata così dai media sulla scia della loggia di stampo massonico P2, hanno concluso che si trattava di un gruppo che aveva ottenuto il potere grazie al possesso di informazioni segrete e scottanti. Tramite la fitta rete di contatti di Bisignani e soci (Papa, La Monica, Nuzzo), la P4 era in grado di sapere in anticipo ad esempio se qualcuno era stato inserito nella lista degli indagati da qualche Procura, avvisarlo per tempo e ricattarlo. Un potere immenso, dal quale purtroppo in Italia quasi nessuno può ritenersi inattaccabile, soprattutto se occupa una poltrona, il quale veniva utilizzato anche per raccomandare gli amici per posizioni di prestigio, come la segnalazione fatta da Bisignani a Tremonti, allora ministro dell’Economia, di Roberto Mazzei, diventato presidente della Zecca di Stato.
Il capo della P4 se l’è cavata per ora patteggiando un anno e sette mesi di reclusione: era accusato di associazione per delinquere, corruzione e favoreggiamento, e di sette altri capi di imputazione. E il suo nome, così come è comparso, è sparito nuovamente dalle prime pagine dei giornali.