di Maria Rosaria Fergola - Isabella Antonacci - Lucia Gervasio
La notizia è agghiacciante: la valutazione di impatto ambientale della Regione Puglia, firmata dall’ingegner Antonicelli, è favorevole alla ditta Marcegaglia. Ora il presidente di Confindustria può costruire col denaro pubblico l’inceneritore di rifiuti a Borgo Tressanti. Questa tranquilla borgata della Capitanata, dove vivono e lavorano 1.500 persone, sorge a circa 18 chilometri a nord-est di Cerignola, in uno stupendo scenario agricolo dominato da coltivazioni di cereali, vigneti, frutteti e coltivazioni di ortaggi che rendono la zona una delle più rinomate della Puglia. Questo paradiso agricolo è in pericolo di vita. Ecco come è iniziato il nostro incubo. Circa sei anni fa la comunità di Borgo Tressanti venne a conoscenza per caso, visto che nessuna istituzione politica ce ne parlò prima, dell’imminente costruzione di un “termovalorizzatore” di biomassa. In realtà il termine termovalorizzatore, di uso comune solo in Italia, è fuorviante. Infatti, secondo le più moderne teorie sulla corretta gestione dei rifiuti gli unici modi per “valorizzare” un rifiuto sono prima di tutto il riuso e poi il riciclo, mentre l’incenerimento, anche se con recupero energetico, costituisce un semplice smaltimento. Si fa notare che il termine non viene inoltre mai utilizzato nelle normative europea e italiana di riferimento, nelle quali si parla solo di “inceneritori”. Ad imporre l’inceneritore fu il comune di Manfredonia che invece di “piazzarlo” nella sua vasta zona industriale, decise di istallarlo ai limiti del proprio confine, quasi 30 chilometri lontano dalla sua città, proprio ai confini del territorio di Cerignola. Infatti il sito è situato in contrada Paglia a 3 chilometri da Borgo Mezzanone (piccola frazione di Manfredonia) e 5 chilometri dal centro di Borgo Tressanti. Correva il 19 maggio del 2003 e presso la palestra scolastica di Borgo Tressanti ci fu l’incontro-dibattito con il sindaco di Manfredonia. Quel “primo cittadino” dopo le nostre continue richieste di visionare i documenti dell’impianto venne nella nostra borgata per rassicurarci e spiegarci che l’impianto avrebbe bruciato esclusivamente biomasse (scarti della produzione agricola). Purtroppo neanche in questa occasione ci portò documenti, però ci disse che la ditta Marcegaglia era seria e potevamo fidarci. La serata terminò con la strumentalizzazione delle forze politiche locali; invece di avere chiarezza si creò solo confusione. Noi tentammo di capire se davvero l’inceneritore ci poteva danneggiare. All’epoca un’associazione ambientalista di Manfredonia, “Fare Verde” e anche il WWF di Foggia ci fornirono informazioni utili. Tuttavia, dopo un pò sia il WWF che “Fare Verde” sparirono dalla scena e non avemmo più notizie di loro. Anche la vicina Borgo Mezzanone si unì alla nostra lotta, però questo durò poco perché dopo i comizi del sindaco di Manfredonia e le conferenze organizzate dai rappresentanti della Marcegaglia, la popolazione del piccolo Borgo fu convinta che l’inceneritore avrebbe risolto il problema dei rifiuti e avrebbe dato tanti posti di lavoro. Nel 2005, organizzammo una conferenza pubblica nella sala consiliare del comune di Cerignola, con il professor Federico Valerio, direttore del Dipartimento di Chimica Ambientale dell’Istituto Tumori di Genova. L’esperto ci chiarì qualsiasi dubbio spiegandoci la pericolosità di un inceneritore di rifiuti e anche le alternative all’incenerimento. Infatti il luminare ci parlò della raccolta differenziata porta a porta che è il modo migliore per preservare e mantenere le risorse naturali, a vantaggio nostro e delle generazioni future, oltre a incrementare posti di lavoro, riusare e riutilizzare i rifiuti, dalla carta alla plastica, contribuisce a restituirci e conservare un ambiente “naturalmente” più ricco. All’incontro parteciparono anche i responsabili dell’impianto che tentarono di convincerci delle loro “buone intenzioni”, non fu facile per il professore far capire che le alternative c’erano, i responsabili furono molto agguerriti e non perdevano occasione per offendere Valerio. Inoltre ci additavano come ignoranti in materia affetti da psicosi da canna fumaria. In realtà già conoscevamo le conseguenze: inquinamento, contaminazione permanente e malattie di vario genere fra le quali in prima linea il cancro. La sala era gremita di persone tra cui molti esponenti politici, alla fine della conferenza tutti ebbero la possibilità di dire la propria opinione e i politici presenti si schierarono tutti contro l’inceneritore. Correva il 2005, con le elezioni comunali e regionali. In quel periodo ogni schieramento politico si schierava contro i termovalorizzatori, anche il nostro attuale presidente della Regione Puglia Nichi Vendola affermava di essere contrario e che addirittura ne avrebbe impedito la costruzione in Puglia. Non lo dimenticheremo mai il signor Nichi, quando durante la campagna elettorale in un incontro scontro con il Presidente uscente Raffaele Fitto (favorevole ai termovalorizzatori) disse che si sarebbe battuto contro gli inceneritori e non avrebbe permesso che la Puglia diventasse la pattumiera dell’Italia. Anche il comune di Cerignola elesse il nuovo sindaco, Matteo Valentino che appoggiò la nostra causa (con poca convinzione da parte sua), ma con molta tenacia da parte nostra, anche perché noi eravamo sempre presenti ai consigli comunali per ribadire che non aveva senso installare l’inceneritore in una zona esclusivamente agricola. Anzi non aveva senso istallarlo da nessuna parte. Il comune di Manfredonia continuava a rilasciare i permessi alla Marcegaglia. Infatti una mattina di inizio dicembre 2005 fummo costretti a bloccare i lavori per quasi una settimana. Ci convocarono in prefettura per cercare un accordo: all’incontro parteciparono i tecnici del gruppo Marcegaglia e quelli incaricati da Provincia, Comuni di Cerignola, Manfredonia e l’Associazione Culturale Giovani per l’Ambiente di Borgo Tressanti. Nel frattempo organizzammo a Foggia una manifestazione per sensibilizzare i comuni limitrofi: era il 9 dicembre. Da piazza Cavour partì un corteo di oltre 700 persone fino in prefettura dove ci fu un altro incontro tra i delegati della Marcegaglia, i rappresentanti dell’Associazione culturale Giovani per l’Ambiente di Borgo Tressanti e alcuni sindaci, i tecnici della Provincia, l’Assessore Regionale Elena Gentile, le associazioni di categoria CIA, COLDIRETTI e UNIONE AGRICOLTORI.
Allora emerse un dato certo sul combustibile utilizzato dal gruppo Marcegaglia per la produzione di energia elettrica: l’80 per cento di Cdr (combustibile da rifiuti), il 20 per cento biomasse. Finalmente fu chiaro a tutti che si sarebbero bruciati esclusivamente rifiuti.
Ci furono altri incontri però non portarono a nessuna soluzione, perché sia la Marcegaglia che il comune di Manfredonia continuavano a sostenere la bontà del loro progetto senza neanche prendere in considerazione l’idea di istallare l’impianto nella zona industriale di Manfredonia.
Dopo aver acquisito i documenti dell’impianto il sindaco di Cerignola insistette per l’attivazione di un tavolo regionale o provinciale per aprire il confronto tra i territori interessati dalle emissioni della centrale. Agli inizi del 2007 in occasione della consegna delle chiavi della città da parte del comune di Cerignola al presidente Vendola, riuscimmo ad avere dopo tanti sforzi un incontro con lui di pochi minuti, per cercare di esporgli il nostro problema nella speranza di avere un aiuto concreto. Purtroppo il colloquio non fu dei migliori le nostre speranze crollarono nel momento in cui ci disse in modo freddo e scostante, che comprendeva le nostre preoccupazioni ma “la Regione non poteva sostenere un spesa di risarcimento danni così elevata, dato che la ditta aveva recepito i finanziamenti pubblici avuti con il contratto d’area nella zona industriale del comune di Manfredonia”. Questa fu l’ennesima delusione, speravamo in un aiuto da parte del Governatore che aveva fatto delle promesse in campagna elettorale. Riuscimmo ad ottenere dal nostro sindaco, dopo molti sforzi, il coinvolgimento del dottor Stefano Montanari, scopritore, insieme alla moglie la dottoressa Gatti, delle nano particelle, naturalmente prodotte dagli inceneritori e titolari della Nanodiagnostics, un’azienda di consulenze scientifiche nei settori della medicina, dell’industria e dell’ecologia, di Modena. Montanari ci fornì una dettagliata e scrupolosa relazione nella quale alla fine pregava e scongiurava gli amministratori pugliesi di non fare costruire l’impianto in questione poiché avrebbe procurato danni irreversibili all’ambiente e alle persone, preghiere purtroppo rimaste inascoltate. Con tutte queste associazione di categoria dalla nostra parte, le nostre speranze presero quota cominciammo a credere che ce l’avremmo fatta a fermare la Marcegaglia e il suo maledetto impianto. Infatti riuscimmo ad ottenere un incontro a Bari all’assessorato all’ecologia, partecipammo all’incontro fiduciosi e fummo accolti dall’assessore Losappio. Riuscimmo ad ottenere la valutazione di impatto ambientale che in precedenza non era stata fatta, dato che il progetto della centrale prevedeva una potenza termica di 48,8 megawatt termici, ed era alimentata con almeno il 20 per cento di biomasse per tanto non soggetta alla valutazione di impatto ambientale. Recentemente, la Emma ha presentato un nuovo progetto per una centrale avente una potenza termica di circa 61megawatt termici alimentabile esclusivamente con 135 mila tonnellate di CDR prodotto nell’impianto posto a fianco della centrale, che nel frattempo è stato costruito. L’Assessore ci assicurò che avrebbero lavorato con scienza e coscienza; a quelle fatidiche parole noi ci guardammo perplesse riflettendo a voce alta: ma se questi di scienza ne hanno poca, visto che l’Arpa non possiede neanche gli strumenti adatti per fare i rilievi, chissà se avranno almeno la coscienza. Abbiamo atteso invano per più di un anno i frutti della loro scienza e coscienza. Risultato: le varie associazione di categoria si sono eclissate, ci hanno abbandonato insieme all’ex sindaco Valentino, complici le elezioni alla provincia di Foggia alle quali era candidato come presidente Paolo Campo (sindaco di Manfredonia). Hanno fatto tutto il possibile e l’impossibile affinché il nostro comitato si sciogliesse e hanno fatto di tutto affinché noi, lo zoccolo più duro del comitato, le irriducibile fossero messe da parte. Bontà loro, hanno fatto male i conti perché noi non ci arrenderemo mai. Abbiamo deciso di continuare a lottare per difendere il nostro territorio e la salute, non solo nostra ma di tutti.
Purtroppo contro il nostro sindaco c’è poco da fare .. ha saputo muovere le sue pedine e ora tutta Manfredonia pende dalle sue labbra…
Invece di usare il contratto “d’aria” (licenza di manfredoniano incazzato!) per dare un serio futuro alla nostra città… ha consegnato i soldi nell emani di chi determinerà la morte del settore agricolo della nostra terra. Non bastavano le numerose discariche scoperte in questi anni in Capitanata… mi chiedo per quanto tempo ancora staremo a guardare e a farci scippare il nostro territorio sotto gli occhi. Questa gente si deve vergognare!!
Vorrei poter conoscere il patrimonio dei nostri amministratori prima e dopo il loro mandato.. così.. per curiosità!
Giaco (sono troppo ignorante … per fortuna loro!)
ma a che punto sono i lavori di costruzione del “tumorificio”
Aggiungo che il diritto a produrre energia, una volta ottenuto il certificato verde, sarà di 15 anni…rinnovabili.
Sarà la pietra tombale del nostro territorio, dei nostri prodotti agricoli, del nostro commercio, di tutta l’economia locale.