di Luciano Lannes
L’ex California d’Europa vanta attualmente una serie non invidiabile di primati nazionali: diossine, idrocarburi policiclici aromatici, monossido di carbonio, benzene, anidride carbonica, ossidi di azoto, particolato. L’ultimo rapporto scientifico in materia dell’Arpa Puglia non lascia dubbi. “Il quadro che emerge è quello di una elevata criticità della situazione della matrice “aria” della regione Puglia per quanto riguarda le “pressioni” da parte di tali sorgenti emissive, che trova riscontro nei dati provenienti dalle reti di monitoraggio della qualità dell’aria gestite da ARPA Puglia, che mostrano significativi superamenti rispetto ai limiti attualmente vigenti, in diverse postazioni. Ciò fa sì che un possibile miglioramento dei livelli di qualità dell’aria risulta vincolato, nella nostra regione, ad una diminuzione delle emissioni industriali e, in particolare, all’adeguamento degli impianti di maggiori dimensioni alle migliori tecniche disponibili”. Siamo in una delle 5 regioni italiane a rischio desertificazione, dove la concentrazione di inquinanti nell’aria non ha eguali nell’intero Stivale. Eppure, governo, regione e province autorizzano nuove emissioni industriali, sovente senza un’adeguata valutazione di impatto ambientale. La motivazione è apparentemente nobile: produrre energia elettrica. Uno sguardo ai dati istituzionali svela che l’eldorado appulo registra un surplus energetico pari all’88 per cento. In soldoni a guadagnarci sono soltanto i potenti economici, ovvero banche e industriali che premono per ottenere finanziamenti pubblici e certificati verdi. A pagare in termini di salute sono cittadine e cittadini; mentre l’economia agricola subisce i danni ambientali maggiori. Mentre Taranto, ufficialmente, è la città più inquinata d’Europa, “in provincia di Foggia attualmente sono stati presentati 54 nuovi progetti” rivela a Terra Nostra l’ingegner Giuseppe Gravina dell’Arpa. Si tratta in gran parte di inceneritori per rifiuti, camuffati con l’impropria definizione tecnica di “centrali a biomasse” e “termovalorizzatori”. Sfacciatamente beneficiata - dal governo Prodi come da quello Berlusconi - è proprio Emma, il presidente di Confindustria. Il Gruppo Marcegaglia Energy (Euro Energy Group, Appia Energy, Eta, Arendi) ha una missione: “produrre energia nel rispetto dell’ambiente. Usare risorse rinnovabili per risparmiare sui combustibili fossili. Valorizzare le potenzialità del territorio”. Emma in persona nella finta conferenza stampa - con domande accomodanti del solito codazzo di pennivendoli targati Gazzetta e Corriere Mezzogiorno andata in onda il 18 febbraio a Foggia dichiarò: “La nostra attenzione è ferma anche nel mondo dei rifiuti, la cui logica è davvero molto interessante”. Insomma, la solita aria fritta, tant’è che la Corte di Giustizia Europea (sezione II, con sentenza del 23 novembre 2006) ha condannato ancora una volta lo Stato italiano per “inadempimento”. Infatti, si legge nel dispositivo: “Per tali motivi la Corte dichiara e statuisce: Avendo dispensato dalla procedura di valutazione di impatto ambientale l’impianto, sito in Massafra, destinato all’incenerimento di combustibili derivati da rifiuti e di biomasse, avente una capacità superiore a 100 tonnellate al giorno (…) la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi che le incombono”. L’inceneritore in questione di proprietà della Marcegaglia è stato realizzato illegalmente in mezzo agli agrumeti. “Da noi sott’accusa è il grave inquinamento ambientale - dichiara il dottor Domenico Convertino - viviamo nel pentagono della morte: Taranto, Massafra, Statte, Montemesola, Crispiano. Ogni anno quest’area registra 1200 morti per neoplasie maligne”. Dagli accertamenti della magistratura barese - su denuncia del Comitato ecologista locale - è emerso che anche l’impianto della Marcegaglia a Modugno è sorto abusivamente, devastando tra l’altro un’area archeologica. In Capitanata, per l’impianto di località Paglia (agro di Manfredonia, ma ai confini con Borgo Tressanti e Borgo Mezzanone), addirittura nei molteplici e menzogneri progetti presentati mancano le firme dei tecnici abilitati. Questa truffaldina operazione, alla stregua del limitrofo impianto del “Cdr” (Cogeam) è finanziata con denaro pubblico. Per la cronaca: alle inaugurazioni partecipa costantemente l’assessore all’Ambiente Losappio, sodale dell’immarcescibile Gian Maria Gasperi (Aforis). I tentacoli della Marcegaglia si allungano per ora in Calabria, a Cutro (provincia di Crotone) e ad Augusta (Siracusa). Non è tutto. Ad Apricena è sbarcato dal Veneto - dopo Sangalli con la sua inquinante vetreria a Manfredonia, sovvenzionata sempre dall’ignaro contribuente - il signor Grigolin (già condannato per disastro ambientale) della società omonima (Superbeton spa). La zona prescelta per l’ennesimo inceneritore truccato questa volta da cementificio, è collocata in una pregiata area vitivinicola, nel bel mezzo di numerosi centri abitati: a rischio anche Lesina, Poggio Imperiale, San Paolo Civitate e San Severo (dove la società En Plus in compagnia dell’Ansaldo sta realizzando un’altra centrale inquinante, addirittura su di un suolo, in località Ratino, di proprietà dei fratelli Pisante, già coinvolti - da una Commissione Parlamentare d’inchiesta - nell’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin). Le carte sono depositate presso l’assessore provinciale all’ecologia, Stefano Pecorella (Pdl), ma l’Arpa è all’oscuro di tutto. La struttura brucerà pet, carbone, vernici, pneumatici e svariati altri rifiuti pericolosi. Le ecomafie hanno subito alzato il tiro contro chi si oppone a ragion veduta a tale insensatezza. Ad esempio: l’ingegner Antonio Potenza, consigliere provinciale e comunale è stato minacciato telefonicamente di morte. Ha denunciato alla Polizia di Stato l’8 giugno il grave accaduto. A tutt’oggi il Consiglio Provinciale non ha ancora manifestato pubblicamente almeno uno straccio di solidarietà. A livello locale in affari con Grigolin scoviamo l’imprenditore Passalacqua Nino Emidio (pietra, marmi e rifiuti della Calcare srl). Anche il sindaco Vito Zuccarino (Pd) è favorevole. A cantilenare la bontà dell’affare è il solito tecnico per tutte le stagioni, tale Gian Maria Gasperi (ex dirigente di Legambiente): “Non demonizziamo cementifici e termovalorizzatori” ha esordito in un convegno il manager in salsa verde ramarro. Per conto di Unais, società cooperativa”spin off” di Aforis, il 28 luglio 2008, la dottoressa Daniela Gasperi ha consegnato al committente “Apricena Leganti srl” una relazione tecnica preliminare, favorevole al cementificio che sorgerà a sud ovest del centro abitato e funzionerà a ciclo continuo 24 ore su 24. Sempre a un tiro di schioppo, a Rignano Scalo, tra San Severo e Foggia - nell’ex zuccherificio imbottito di amianto - il gruppo bergamasco Enterra (associato ad una ditta foggiana) realizzerà una centrale a biomasse (conferenza di servizi in regione il 18 giugno per l’approvazione). E ancora: è prevista una centrale turbogas all’Incoronata dove l’amministrazione comunale - sospinta dal sindaco uscente Orazio Ciliberti (ex funzionario prefettizio, ora magistrato del Tar, condannato in primo grado dal Tribunale di Foggia per peculato) - ha autorizzato l’ampliamento della zona industriale (Asi) di ben 173 ettari; ovviamente, in puro stile predatorio, senza neppure informare gli ignari residenti e le popolazioni dei comuni limitrofi. Sempre nel capoluogo provinciale sarà concretizzato un vecchio sogno nel cassetto del centro-destra, ossia un inceneritore di scorie urbane. Un progetto che merita attenzione è quello del rigassificatore “off shore” del gruppo Sorgenia (Cir) di proprietà della famiglia De Benedetti, previsto tra il mare Adriatico, e la costa di Margherita di Savoia fino a toccare pesantemente l’entroterra di Trinitapoli (già d’accordo il sindaco). Mentre la centrale Edison di Candela, già operativa da anni, inquina a tutto spiano ecco piombare sull’ignara e sitibonda Capitanata altre speculazioni assassine (tra cui Accadia, Ascoli Satriano, Cerignola, Chieuti, Manfredonia). Da Roma le notizie sono funeree. Il comitato nazionale di valutazione di impatto ambientale ha appena dato il via libera a una nuova centrale turbogas a Brindisi e il raddoppio dell’Eni a Taranto. Nelle due aree industriali già soffocate dai veleni, sorgeranno nuovi siti industriali, gravemente inquinanti. Il ministero per l’Ambiente autorizza l’Edipower a costruire a Brindisi un’altra centrale a ciclo combinato, per 430 megawatt, sommandosi all’attuale centrale a carbone della stessa società da 630 megawatt. Il tutto condito da un metanodotto di 4 chilometri. Per il sindaco Domenico Mennitti “è tutto sotto a posto”. Nel frattempo la British Gas si rivolge direttamente a Berlusconi per realizzare illegalmente il rigassificatore. A Taranto sarà invece l’Eni a realizzare una nuova centrale. In altri termini, i due colossi produrranno maggiore energia senza garantire adeguate misure di tutela ambientale. Nello stesso tempo il Cipe nel piano delle grandi opere non ha inserito il programma di bonifica delle aree inquinate di Brindisi e Taranto; e il governo Berlusconi ha stralciato 173 milioni di euro. Proprio a Brindisi i carabinieri guidati dal capitano del Noe di Lecce, Nicola Candido hanno sequestrato 1000 fusti di rifiuti pericolosi e l’inceneritore della francese Veolia Servizi Ambientali Tecnitalia subentrata nel 2007 dalla Tmt del Gruppo Termomeccanica (75 per cento del capitale). “Veolia gestisce - si legge nelle informazioni societarie - una piattaforma polifunzionale costituita da un termovalorizzatore di rifiuti industriali e ospedalieri con recupero energetico, da una discarica per rifiuti pericolosi (ex e2) e un impianto di trattamento dei reflui industriali”. Veolia che ha sede a La Spezia, gestisce anche il sistema integrato “Calabria Sud” (con impianti e discariche a Sambatello, Siderno, Gioia Tauro, Rossano e Crotone), il termovalorizzatore di Vercelli, quello di Potenza e l’impianto di biostabilizzazione di La Spezia. La società controllata dal manager Jean Marc Janailhac ha gestito anche l’inceneritore di Taranto. Soltanto nel 2008 l’impianto brindisino ha trattato quasi 20 mila tonnellate di rifiuti per i quali ha incassato 600 mila euro di certificati verdi. In Basilicata oltre all’inceneritore di Potenza, al 35 per cento di Basento Ambiente e all’80 per cento di IEA (che realizzeranno rispettivamente una discarica per rifiuti pericolosi e una centrale a biomasse a Ferrandina), Tecnitalia ha una partecipazione del 20 per cento nel Tecnoparco Val Basento di Pisticci Scalo. Tecnoparco è una sorta di testa di ponte in Lucania. Dentro ci sono attualmente l’Asi di Matera, Veolia, Sorgenia (Cir) e la finaziaria Finpar che fa capo all’industriale Faustino Somma (l’ex patron di banca Mediterranea). In Val Basento sono in progetto tre centrali termiche (1.600 megawatt) di cui uno fa capo a Sorgenia di De Benedetti (questo spiega il silenzio del settimanale L’Espresso e del quotidiano la Repubblica sui disastri ambientali in loco), mentre gli altri due riguardano la produzione di energia elettrica da rifiuti (Powergaia ed Energia sono emanazione diretta di tecnoparco). Ancora la Marcegaglia, risulta beneficiata da un finanziamento pubblico complessivo di 245 milioni di euro: “In Puglia abbiamo investito seriamente sul ciclo dei rifiuti e intendiamo portare a termine i nostri programmi. Purtroppo i tempi lunghi per ottenere le autorizzazioni sono causa di non pochi ostacoli, ma ritengo che questa regione non possa andare in crisi perché non sa smaltire i suoi rifiuti. Per questo motivo sul termovalorizzatore di Manfredonia non demordiamo affatto”. Emma ha fretta di portare a termine l’investimento poiché il termine per utilizzare soldi dei contribuenti scade a novembre di quest’anno. Male che vada il gruppo Marcegaglia dovrà mettere mano ai fondi neri dei conti off shore (Q5812710 Lundberg Steel c/o 688342, Ubs Lugano; 614238 ubs Chiasso; 664807, Ubs lugano; Tub, Lugano; Preziofin Sa, Ubs Lugano; 688340, Ubs Lugano; Asal sa, ing Bank Lux). Non dimentichiamo che a marzo 2008 Antonio Marcegaglia (il fratello di Emma) ha patteggiato una pena (sospesa) di 11 mesi per corruzione. E ha pagato oltre 6 milioni di euro. Insomma, questi Marcegaglia sono una garanzia di legalità.