di Maria Lucia Tummolo
A Carapelle, terra dei cinque Reali Siti, giunge dalla Caviro il progetto di un sedicente “impianto a biomassa”. Si cerca di persuadere i cittadini allettandoli con la solita promessa di posti di lavoro, ma si tace sull’incremento dei veleni e delle malattie che questo inceneritore di rifiuti comporterà. E il sindaco Palomba cosa ne pensa? Lo sguardo cauto, si guarda intorno, fiuta l’umore della gente, spinge le opinioni verso la “biomassa” così discretamente che quasi nessuno se ne accorge, se non fosse per i documenti che parlano chiaro, eppure il poverino dice testualmente: “non ne sapevo niente’’. Ma qualcuno ancora gli crede? Scherziamo? Intanto l’affare si consuma all’interno del Comune di Carapelle. E’ ora di piantarla di pensare che la realizzazione di progetti così deleteri per la salute umana e per l’ecosistema sia una questione che riguarda solo il Comune interessato. Tali impianti hanno un forte impatto ambientale: per l’inquinamento non ci sono confini che reggono o raggi di azione limitati. E’ opportuno che iniziative del genere siano oggetto di un confronto allargato all’intero territorio della Capitanata le cui popolazioni hanno il diritto di pronunciare il loro motivato dissenso. Perché altro non possono esprimere se debitamente informate, senza filtri di opportunismi, sui danni che questi producono sulla salute e sull’economia locale. Questa logica vale ancor di più per i territori dei cinque Reali Siti. Altrimenti, che ragione ha di esistere l’Unione appunto, se non dare un aspetto cooperativistico ai problemi e alle opportunità comuni? Già l’Unione è stata fatta (nell’anno 2008), sancita e ufficializzata nella sala Consiliare di Orta Nova, con tanto di benedizione del vescovo Felice Di Molfetta. Purtroppo, l’operatività di questa unione continua a vedersi solo nelle processioni patronali condivise da tutti i sindaci del comprensorio. Questa unione avrebbe dovuto attribuire alle questioni cruciali la possibilità di essere affrontate e risolte insieme. I cittadini non sono sudditi e gli amministratori pubblici non sono feudatari. E allora c’è da chiedersi: come mai una decisione così importante, come la costruzione di una “centrale a biomasse”, non viene condivisa all’interno dell’unione? Unione con tanto di presidente (Palomba Alfonso), di vice presidente, di giunta, di consiglio e di delegato all’ambiente. Singolare coincidenza: il vice presidente, con delega all’ambiente, è il sindaco di Stornarella Vito Monaco, riconfermato nel suo mandato nel suo Comune con un innegabile plebiscito. Lo stesso durante la campagna elettorale si è fatto vanto del riguardo che ha verso il territorio e del suo impegno per ottenere l’annullamento della discarica in località Ferrante. Merito sottratto ai cittadini, che grazie ad un insistente opera di sensibilizzazione del dottor Gianni Lannes, sono divenuti consapevoli della portata del problema. Oltretutto la questione biomassa viaggia ormai da mesi e mesi e il delegato all’ambiente dell’Unione non ha informato nemmeno la sua gente sul nuovo rischio che corre, e nessuno sa cosa pensa di questo impianto. E’ strano come i politicanti a volte siano colti da un’improvvisa afasia, ma questa indisposizione li sorprende solo quando ci sono temi scottanti che gravano sulla pelle dei cittadini. Agli elettori giurano di tutto pur di farsi eleggere, tacendo opportunamente il loro consenso alla colonizzazione della nostra terra da parte di predatori “ecologici”. Già, certe cose è meglio non comunicarle al proprio reame. Come giustificare il fatto inequivocabile che stanno propinando solo veleni a questo territorio, alle nostre splendide campagne, ai nostri figli? L’inquinamento è un gesto senza ritorno che ci segna per sempre, che ci spiana la strada verso la malattia e la morte. Basta il buon senso: le nefaste conseguenze si estendono per generazioni. Dove si sono rintanati coloro dal punto di vista istituzionale dovrebbero salvaguardarci? Una miriade di sindaci, delegati, assessori all’ambiente, all’agricoltura, alla sanità: un esercito di latitanti e traditori dei loro ruoli, della loro gente, dei loro stessi figli. O, forse, ritengono che la loro progenie goda di un’immunità verso le malattie, pur vivendo gomito a gomito con gli altri comuni mortali sullo stesso territorio?
Conosco da anni il dr. Montanari e sua moglie, alcuni ricercatori dell’IST di Genova e rappresentanti di Medicina Democratica.
Io credo a quello che dicono, ma spesso vengono contestati, come è capitato ad esempio a Montanari quando ipotizzò malattie legate a polveri e nanopolveri dopo il crollo delle Torri Gemelle; le malattie ipotizzate si presentarono drammaticamente. Oggi con le nuove conoscenze scentifiche dovrebbero esserci meno persone malate ma la realtà la conosciamo bene e gli ospedali sono stracolmi di problemi.
Per questo mi impegno a non volere il termovalorizzatore a Carapelle, amo Carapelle e la Capitanata e voglio viverci decorosamente.