“Milano, 14 settembre 2010 … A tutela dei diritti della Barilla, con la presente sono ad intimare di rimuovere immediatamente l’articolo Melfi addio a San Nicola”: firmato avvocato Vincenzo Mariconda.
La redazione di ITALIA TERRA NOSTRA respinge al mittente questo diktat, poiché l’ inchiesta di Gianni Lannes incriminata preventivamente dal noto studio legale milanese è corroborata da una miriade di prove assolutamente oggettive, oltre alla cinquantina di foto già pubblicate e scattate in loco il 7 settembre 2010 (anche alla presenza di testimoni oculari) e ad un filmato non ancora reso di dominio pubblico. Ragion per cui il tentativo della Barilla o di chi per essa, di voler mettere a tacere una voce libera e indipendente appare del tutto pretestuoso, illegittimo ed intimidatorio nei confronti di chi con palese onestà intellettuale e morale racconta da oltre due decenni in Italia e all’estero le maleffatte commesse quotidianamente dalla casta dei potenti a danno della società civile. Questa testata che non ha padroni né padrini o sponsor esprime concreta solidarietà a Gianni Lannes, oggetto anche di telefonate anonime dello stesso tenore ed invita lettori, cittadine e cittadini, a far sentire adeguatamente la propria legittima protesta. Non è in gioco soltanto la qualità della vita (il cibo che mangiamo) ma anche la libertà di espressione e di diffusione delle notizie, ossia dei fatti (non dei commenti). Si invita ancora una volta la Barilla a dar corso immediato alla bonifica del proprio stabilimento situato a San Nicola di Melfi in provincia di Potenza e a desistere istantaneamente da tali avvertimenti dal sapore “mafioso”. La legge italiana 257 ha messo al bando l’amianto (cancerogeno) già nel 1992. Ai fratelli Barilla, infine, chiediamo di rendere nota all’opinione pubblica la compartecipazione attiva (quota azionaria e non solo) alla propria holding alimentare della società Unaxis (Oerlikon-Buhrle) della famiglia elvetica Anda, nota internazionalmente agli addetti lavori per vendita di armi e ordigni bellici (a paesi notoriamente in guerra o dove non vige la democrazia). Si invitano i fratelli Barilla e l’avvocato Mariconda con annessi associati (ferrati in diritto) a ri-leggere quanto segue:
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO (10 dicembre 1948)
articolo 19:
OGNI INDIVIDUO HA DIRITTO ALLA LIBERTA’ DI OPINIONE E DI ESPRESSIONE INCLUSO IL DIRITTO DI NON ESSERE MOLESTATO PER LA PROPRIA OPINIONE E QUELLO DI CERCARE, RICEVERE E DIFFONDERE INFORMAZIONI E IDEE ATTRAVERSO OGNI MEZZO E SENZA RIGUARDO A FRONTIERE.
COSTITUZIONE ITALIANA
articolo 21:
TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE. LA STAMPA NON PUO’ ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE.
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Uno dei più potenti cancerogeni, il benzo(a)pirene, ora può superare il valore massimo di legge (1 ng/m3) senza che scattino provvedimenti obbligatori. Milioni di persone sono oggi esposte a questo cancerogeno che lo IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro) pone al vertice, in categoria 1, per pericolosità . Il PD dà voto favorevole al decreto del governo tramite Roberto Della Seta, già presidente di Legambiente.
18 settembre 2010 - Alessandro Marescotti
Fonte: http://www.peacelink.it/editoriale/a/32406.html
La “colpa” di Lannes è quella di denunciare realtà scomode e di documentarle purtroppo per i malcapitati. Da giornalista-fotografo ha un occhio sempre puntato sulle cose e si concentra su ciò che vuole mostrare concentrandosi sui singoli particolari mettendo a fuoco,come nel caso della Barilla, delle “inguardabili” coperture dei capannoni con l’ amianto..immagine che mal si lega alla “bontà dei prodotti sfornati (merendine e biscotti) Come consumatore chiedo ad una “seria” azienda come la Barilla di “RIMUOVERE” immediatamente la lettera del proprio legale e di avviare con celerità e rispetto per noi consumatori la bonifica dei luoghi nei quali si producono prodotti consumati prevalentemente dai nostri BAMBINI!E’ vergognoso l’atteggiamento di un’azienda che intimidisce senza giusta causa
Tutto torna…gli operai, “costretti” con ricatti psicologici e per la tutela dei posti di lavoro son costretti in molte realtà industriali a non presentare certificati medici quando si assentano per curare le loro malattie causate dall’amianto o da altri agenti inquinanti e dall’altra ci son aziende come la Barilla, in questo caso, che affidano ai loro legali la difesa del proprio “buon nome” (che non dovrebbe essere solo legato alla bontà dei propri prodotti fabbricati in ambienti sani?) e intimano ai giornalisti seri che svolgono semplicemente il loro mestiere di informazione, di RIMUOVERE ” articoli diffamatori e lesivi. Ma se le notizie divulgate sono VERE qual è la colpa di Lannes? Le sue informazioni sono documentate da prove concrete e servizi fotografici, non alimentate da invenzioni personali
Sono sconcertata..ho letto con attenzione tutti gli articoli di G. Lannes in cui viene citata la “permalosa” azienda in questione…un mito per me, una garanzia di serietà ..Mi sarei aspettata da questa “grande”azienda una sola cosa…che smentisse l’esistenza di amianto nei propri capannoni di Melfi e invece cosa leggo? Che per il buon nome e salvaguardia dell’”‘immagine” della Barilla, Lannes deve rimuovere il suo articolo (inchiesta) del 9 u.s. La Barilla dovrebbe invece preoccuparsi di “rimuovere” l’amianto causa di tante morti e malattie di operai che nella maggior parte dei casi, come avviene in molte realtà industriali, sono costretti a lavorare-morire e addirittura a “nascondere” la loro malattia dai dirigentidelle stesse aziende per non regalare la”cattiva immagine” delle stesse.
Gentile Direttore,
continui così.E non si faccia intimidire dai potenti. Lei e la sua redazione state facendo un ottimo lavoro.Non è facile indagare e far emergere i fatti dal momento che spesso le verità nascoste vengono intralciate dai grandi studi legali.
Ha tutto il mio sostegno.
L’informazione è e dovrà rimanere sempre libera. Su la testa!!!!
Cordiali saluti.
In Italia, una bella querela preventiva non si nega a nessuno. Purtroppo è facilissimo per una multinazionale querelare qualcuno, anche nel caso in cui si sappia già in partenza di avere torto. Nel frattempo se dall’altra parte c’è un semplice cittadino che però non può sostenere i sempre più onerosi costi per le spese legali lo si costringe al silenzio.
Carissimo Lannes, spero che sempre più giornalisti seguano il suo esempio. C’è da dire che finché non avremo, ancora prima della politica, un’informazione più corretta e più coraggiosa, nel nostro paese non potremo cambiare più in fretta le cose.
Nel frattempo comunque, ogni cittadino è chiamato a fare la sua parte.
Da molto tempo cerco di far conoscere il suo giornale online, spero che possa servire.
Se ritengono di impensierirmi hanno fatto autogoal. La Barilla non intende sporgere querela penale nei miei confronti o di Italia Terra Nostra, ma preannuncia un’azione di risarcimento danni milionaria in sede civile. Nel 2008, dopo la pubblicazione da parte del quotidiano La Stampa in prima pagina (edizione nazionale dell”11 ottobre 2008), la Barilla attraverso il medesimo studio legale, ovvero Mariconda di Milano, avviò un’azione legale di risarcimento danni. Stranamente, però, i fratelli Barilla non chiesero un euro. Quando cominciai a sfornare le prove, tirarono i remi in barca e proposero una transazione per chiudere la vicenda. Ho i documenti e li pubblicherò: in sostanza chiesero alla direzione del quotidiano la Stampa (Fiat) di proibirmi di scrivere sulla barilla e di non pubblicare le foto scattate nel 2008. Due anni dopo torno a san Nicola di Melfi e trovo ancora l’amianto alla Barilla. Il loro motto è negare l’evidenza, sempre. A breve pubblicheremo un video girato sui luoghi ed un’inchiesta sugli intrecci fra i Barilla e gli Anda (noti trafficanti di armi a livello internazionale).
I dottori Gatti e Montanari, famosi per i loro studi sulle nanopatologie e sulle interazioni tra inceneritori e malattie ad essi riconducibili, pubblicarono alcuni anni fa uno studio sulle nanoparticelle stranamente presenti in alcuni prodotti alimentari presi a caso dove trovarono, utilizzando un microscopio elettronico, una impressionante quantità di metalli pesanti e microparticelle potenzialmente patogeni e cancerogeni. Tra questi prodotti alimentari ci sono le celeberrime Macine e le altrettanto diffuse Nastrine del Mulino Bianco di Barilla.
Basterebbe (e avanzerebbe) per denunciarli per attentato alla salute pubblica, altro che querele per diffamazione!
Il giornalismo non è ancora morto in questo Paese, W Gianni Lannes e W i ragazzi della sua splendida redazione.
“Aggrapparsi” al reato di diffamazione è spesso l’ultima spiaggia di chi sa che è nel torto.
Questo è un’eclatante esempio! Sorvoliamo sul “peso specifico” dell’autore dell’articolo (nome temuto negli ambienti dove dilaga la corruzione, la collusione e in generale il malaffare), ma le foto pubblicate, la freddezza della loro oggettività , non lasciano adito ad alcun dubbio.
10,100,1000 Gianni Lannes!
Grazie e non demordere.