A Carapelle la Caviro costruirà un inceneritore e i cittadini non sanno nulla

di Anita Capacchione

In Paese una mattina come tante degli ultimi venti giorni, raccolta firme e volantinaggio davanti ad uno dei supermercati, via vai quotidiano di donne e uomini che si apprestano a fare la spesa. “ Buongiorno signora, stiamo raccogliendo le firme contro la costruzione della centrale a biomasse della Caviro. Vuole aderire alla petizione popolare?” Signora: “Ah, si, queste sono le firme per la discarica vero?” (La discarica??quale discarica??) “no signora, non si tratta di una discarica ma di una centrale che produrrà energia elettrica attraverso la combustione….” Signora: “Ah, si, la fabbrica che vogliono fare qui a Carapelle vero?”(ora è una fabbrica….)…”Ok signora, lasci perdere la firma, le lascio questo volantino informativo, lo legga a casa con suo marito e poi se vuole mettere la firma sa dove trovarci. Buona giornata”. Da dove si può partire, allora, nel raccontare cosa ne pensano i cittadini? Innanzitutto la questione risulta per numerose persone parecchio complicata. Quanti conoscono il significato di parole come “biomasse”, “diossina”, “procedura di via”? Una buona parte caratterizzata dalla più totale passività, risulta totalmente indifferente nel senso che non solo non ha interesse a firmare alcuna petizione ma non fa domande, non vuole capirci di più, non assiste a forum e manifestazioni pubbliche. Rispondono con frasi del tipo: “facessero quello che vogliono, tanto se hanno deciso di farla la faranno e basta”. Altri invece ci hanno riflettuto, si sono informati e si sono fatti un’ idea. Ed è qui che le posizioni si dividono: chi è favorevole e chi è contrario sulla base comunque di voci paesane, Pochi individui hanno sentito la necessità di documentarsi, di cercare fonti autorevoli. Infatti la frase più ricorrente che viene avanzata nell’argomentare la propria tesi è stata: “A me mi hanno detto che…….non fa male, è certo che non la faranno, che prenderemo le malattie…”. Chi è contrario alla realizzazione dell’impianto ha cercato personalmente coloro i quali raccoglievano le firme, e tra questi si contano mamme, nonne e nonni: gente non molto acculturata e non avente un livello di istruzione elevato, ma sensibili all’argomento perché spinti dalla preoccupazione per il futuro dei propri figli e nipoti. Si tende a delegare all’altro, a chi si impegna concretamente per sensibilizzare l’opinione pubblica; non vi è in loro la consapevolezza che possono impegnarsi personalmente e che anche il loro contributo può essere importante e può fare la differenza. Chi invece risulta favorevole al progetto Caviro, vede tale iniziativa come una opportunità per Carapelle e per i carapellesi: la centrale è considerata come portatrice di sviluppo e posti di lavoro, come un qualcosa che aumenterà il valore del luogo e di conseguenza, questa gente non vede di buon occhio chi si sta opponendo, considerandoli o inconscienti o spinti da qualche interesse personale (anche chi è per il no crede che chi è a favore lo è perché ha da guadagnarci!!!!). Questi segmenti risultano trasversali all’età; non vi è una linea di pensiero che caratterizza esclusivamente i ragazzi, gli adulti e gli anziani. Insomma, la disinformazione ha dato vita ad un minestrone di pensieri, posizioni, considerazioni; un’accozzaglia di informazioni veicolate dalle bocche, vere e false. Ma ci sono due sensazioni comuni e convergenti: non vi è ancora un principio di mobilitazione collettiva. Poi emerge una sensazione specifica ed è la più dominante perché radicata nella cultura e nel costume di questo nostro piccolo paese di provincia: la politica. Se qualcosa si muove nel paese viene percepita sempre come un qualcosa di colore politico (perché così è da sempre), tale impegno viene paragonato alla mobilitazione che si assiste durante le campagne elettorali e quindi per mirare all’ottenimento di posizioni di potere. La sensibilizzazione è la vera sfida.

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