Il 23 maggio 2013 era il ventunesimo anniversario della strage di Capaci, in cui rimasero tragicamente uccisi il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie e parte della sua scorta. Cerchiamo di ricostruire la tragica vicenda.
Il magistrato stava tornando come quasi ogni weekend da Roma. Il jet atterrò a Punta Raisi alle ore 16:45. Ad attenderlo c’erano tre Fiat Croma blindate, una bianca, una azzurra e una marrone, con un gruppo di scorta sotto il comando dell’allora capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera. Si sistema alla guida della Croma di color bianco Giovanni Falcone, alla sua destra si siede la moglie Francesca Morvillo e sui sedili posteriori si siede l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. Al gruppo è in testa la Croma marrone, poi la Croma bianca guidata da Falcone, e per ultima la Croma azzurra. Alcune telefonate avvisano della partenza i sicari che hanno sistemato l’esplosivo per la strage. I particolari sull’arrivo del giudice in Sicilia dovevano essere strettamente segreti, ma il fatto che nell’aereo di Stato avevano avuto un passaggio diversi “grandi elettori” (tra cui deputati, senatori e delegati regionali) di origine siciliana reduci dagli scrutini di Montecitorio per l’elezione del Capo dello Stato e quindi a quanto pare lo spostamento non era stato coperto dal più rigido riserbo, come invece sarebbe dovuto essere.
Le auto lasciano l’aeroporto e si dirigono sull’autostrada in direzione Palermo. La situazione appare tranquilla, tanto che infatti non vengono attivate neppure le sirene. Su una strada parallela, una macchina con alla guida Gioacchino La Barbera si affianca agli spostamenti delle tre Croma blindate, per darne segnalazione ai killer in agguato sulle alture sovrastanti il litorale. Questi sono gli ultimi secondi prima della strage di Capaci, che ha scosso l’Italia intera.
Otto minuti dopo, alle ore 17:58, presso il km 5 della A29, una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in una galleria scavata sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine viene azionata per telecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina.