di Gianni Lannes
In Europa chiudono gli inceneritori di rifiuti e nel Mezzogiorno li aprono sempre più minacciosamente obsoleti. Perché? Siamo socialmente deboli, divisi, manovrabili e spesso ci massacriamo in fraterne lotte invece di fare fronte comune ed affrontare i pericoli esterni. Scorie nucleari abbandonate soprattutto a sud della Penisola, eppure si torna criminosamente all’energia atomica per favorire sempre i soliti affaristi, mentre la radioattività che penetra nelle falde acquifere non ha odore né colore. Attualmente le centrali nucleari arrugginiscono ma seguitiamo a produrre scorie radioattive industriali e sanitarie occultate dove capita. Cittadini disinformati e disorientati: il Paese è sempre più disordinato e immobile, in fase di regressione culturale (etica) acuta. La minaccia giunge dall’ambiente: è in gioco la qualità dell’aria, dell’acqua, del terreno, del luogo in cui vivi, del cibo che mangi. Se il nostro stato di salute è determinato dalla qualità dell’alimentazione, perchè un cibo di qualità non può essere per tutti? Le polveri che fuoriescono da un inceneritore di rifiuti non si vedono. D’altro canto, le neoplasie maligne a volte presentano tempi di latenza di medio-lungo periodo. La politica sgangherata del Belpaese cavalca la sensibilità ecologica tutt’al più per la campagna elettorale; poi se ne dimentica e non impone controlli, oppure occulta i dati. Facile: sovente i controllori (Arpa, Ispra) sono tecnici nominati dai partiti. Tanto gli effetti micidiali si producono nel tempo e i nessi di causalità sono difficili da dimostrare. Pensate: in Italia il potere pubblico non finanzia monitoraggi epidemiologici e in gran parte delle regioni latita il registro tumori. Ci sarà pure una ragione per motivare questa logica perversa. Cosa temono le istituzioni? Forse di scoprire un inquinamento difficilmente reversibile? Le storie che abbiamo evidenziato da un capo all’altro della Puglia parlano emblematicamente. Perché soprattutto a Sud è così difficile liberarsi dai rifiuti addirittura importati anche dall’estero? Forse, per manifesta incapacità della classe dirigente. Certo, occorre modificare i modi di produzione, mutare gli stili di vita rinunciando al superfluo; ma soprattutto recuperare e riciclare gli scarti. Abbiamo anche troppe leggi in materia: sarebbe opportuno farle rispettare. Se un comune non ricicla almeno il 50 per cento viene commissariato. Punto e basta. Invece, proprio in materia i cittadini sono quotidianamente truffati dalle istituzioni. Un esempio: nel bacino di Cerignola (Sia) - vale anche per l’intero Meridione - la differenziata è al palo e sovente gli sforzi dei cittadini finiscono inceneriti nei campi agricoli. Nel paese di Peppino Di Vittorio soprattutto di notte l’aria è talmente ammorbata dalla combustione dei rifiuti differenziati dai cittadini che occorrono bombole di ossigeno. Ma i carabinieri dove vivono e i magistrati non si sono accorti di nulla? Allora si prende un problema risolvibile, lo si lascia incancrenire fino al midollo fino a trasformarlo in autentica emergenza; poi su quell’emergenza pianificata a tavolino, più di qualcuno ci muore, tanti altri ci rimettono la salute e qualcun altro ci guadagna (pochi in realtà). Le emergenze nell’ex giardino d’Europa sono un affare e i rifiuti a maggior ragione sono un piatto irrinunciabile per gli ecomafiosi d’ogni latitudine.
Il governatore Vendola prima di essere eletto aveva condotto una battaglia soltanto a parole contro gli inceneritori. Poi, appena insediato sulla poltrona ne ha dato il via libera. E’ incredibile: il paradosso è stato superato da un bel pezzo. Gli enti pubblici costruiscono gli impianti di selezione vicino agli inceneritori in modo che il privato possa beneficiare del doppio contributo (gratis): prima per la costruzione dell’impianto senza sborsare nemmeno un soldo di tasca propria, e poi della materia prima da bruciare a pagamento da parte del pubblico. Ecco un esempio a portata di mano: la Marcegaglia in provincia di Foggia. Energia pulita e rinnovabile? Ma quando mai. Per le impresentabili centrali a biomasse si stabilisce per decreto che i rifiuti non sono più rifiuti. Siamo l’unico paese al mondo ad aver quotato le scorie in Borsa per favorire gli industriali che non vogliono pagare gli oneri di smaltimento legale. Prendete la Caviro, proprio quella che inonda il mercato con la schifezza del tavernello. Ha deciso d’accordo con l’amministrazione comunale di Carapelle di realizzare un impianto appiccicato al paese. Il sindaco di quell’ameno borgo, tale “Paloma Blanca” ha parlato sfacciatamente di decisioni partecipate. Mai i cittadini non sanno quasi nulla. In realtà si tratta di decisioni già stabilite e che vengono propinate come da prendere. In questo caso il “primo cittadino” è stato colto sul fatto ed ora finge di disapprovare per alzare il prezzo. Date un’occhiata nella categoria approfondimenti alle menzogne di questo sindaco che abbiamo smascherato. Insomma, c’è chi nasconde la realtà perché è nato servo e, come sosteneva Victor Hugo, “c’è gente che pagherebbe per vendersi”.