20 anni dalla cattura di Riina

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Immagine: © Art Allianz - Fotolia - manette

Era il 15 gennaio del 1993 quando i Carabinieri, capitanati dal comandante Ultimo, arrestarono lo spietato capo dei capi, quel Totò Riina che da lunghi 20 anni viveva da latitante. A Corleone viene organizzato per tre giorni il “Festival della legalità in tour” per celebrare quell’arresto, che segnò la fine di uno dei periodi tra i più cruenti della storia italiana. Prenderanno parte all’evento numerosi giornalisti, i familiari delle vittime, tanti studenti e la popolazione di Corleone, stanca di un marchio che le è stato attaccato addosso per troppo tempo. Una rinascita che parte proprio dal ventennale della cattura di Totò u curtu, così soprannominato per la sua bassa statura.

Una squadra di trentacinque uomini, guidata dal giovane capitano Ultimo catturò il temuto boss verso le 8:30 di una mattina a Palermo, nella circonvallazione verso Catania. Oggi il boss è in carcere, malato di cuore. Parte della stampa si é messa in questi anni sulle tracce dei figli di Riina, Giovanni Francesco, anche lui in carcere perché condannato all’ergastolo, Giuseppe Salvatore, condannato per associazione mafiosa e oggi libero, dopo aver scontato la sua pena, Maria Concetta, sposata con Tony Ciavarello, coinvolto in indagini antimafia e Lucia, la più piccola, nata nel 1980. Nel 2008 si é sposata con Vincenzo Bellomo, al matrimonio anche la madre Ninetta Bagarella, la donna che é sempre stata a fianco del boss, sposato in clandestinità.

Nella sua stessa famiglia il fratello Leoluca Bagarella è stato latitante per anni, mentre l’altro fratello Calogero, anche lui legato alla mafia, morì in un conflitto a fuoco. Una lunga scia di morti e sangue che ha legato i destini di queste persone e, purtroppo, ha incrociato i destini di troppe vittime di mafia.

 

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